Burnout è il titolo del nuovo singolo del rapper Tedua, ancora una volta prodotto da Chris Nolan, disponibile in streaming e digitale dal 2 febbraio 2017.
Dallo stesso giorno, il nuovo brano del “re della giungla urbana”, viene anche trasmesso dalle emittenti radiofoniche nazionali.
Dopo il successo del certificato Oro “La legge del più forte“, senza considerare ad esempio Wasabi 2.0, fortunato singolo estratto dall’altrettanto fortunato album “Orange County California”, il rapper genovese classe 1994 rilascia il secondo tassello della nuova era discografica, che al momento non ha ancora una release date.
“La legge del più forte”, il primo capitolo del progetto, ha dato il via al viaggio di un Mowgli moderno, che vuole sopravvivere e conquistare la giungla urbana.
Il nuovo capitolo “Burnout” è una scarica elettrica di emozioni dove il rap viene utilizzato da Mario Molinari, in arte Tedua, al fine di trasmettere la sua visione del mondo, di raccontare la sua Genova e il suo bisogno di rivalsa, per affrontare la rabbia e condividerla. Come recita un comunicato stampa di Claudia Attanasi (Sony Music Italy).
L’intro porta l’ascoltatore in un’atmosfera oscura, a tratti ansiogena, in cui i suoni cupi della giungla notturna scivolavano verso un flow fuori dal comune. L’esercizio di stile, il modo irripetibile di incastrare e chiudere le rime e la capacità di creare immagini d’impatto, sono tra le caratteristiche principali che lo contraddistinguono.
In attesa del video musicale, cliccando sulla cover in basso, accedete all’audio su Spotify. A seguire le parole che compongono questo pezzo.
Burnout testo – Tedua (Download)
Esco col disco a marzo e ti ammazzo alla Ciro Di Marzio*
Tedua è in tele, in braghe di tela come un talebano
Parlaci in codice a un complice, cannabinoidi con polvere
Pensavi fossimo schiavi dentro al sistema fatto per soccombere
Gua-rda ‘sta Goyard** fra’ è una corsa al nogra*** e qua gatta ci cova
Se sei sotto i sos-petti dei de-tec-tive Conan
Roccia nevica, dai il crack evita, fa crack l’etica
Fans club stra-tegica “Shut the fuck up”, spegnila
Ogni roccia in zona farà scuola a tutti, tracolla Gucci
Porti la droga nascosta dentro agli astucci, non è da astuti
Il giorno che muoio, diventa vedova Genova
Voglio una mimetica ermetica, in metrica
Sposto te nel dimenticatoio.
Mowgli nel game stop, fuori fa freddo
Infamano i miei, come ti sei permesso?
A palla nell’auto su quella burnout way
È palla canestro (seh)
Se il mio fra’ ammette di smettere prende la bamba e la lancia nel cesso
Tutta Genova ha liane, filigrana a cerbottana
Uno dell’arma ha un arma e allarma
La giungla la sa lunga sul chi accusare
Homie non fot*i con Tedua
Nell’aria lo si sentiva
Fre’ sui social se ne parlava
Mentre in piazza già si sapeva.
Jet privato dirottato sul Pentagono
Attentato all’abitacolo addestrato a dar spettacolo
Rom-po ogni ostacolo, che fai? Non hai un vocabolo
Parli di flow, contro Tedua ten-ta con un ten-tacolo
Allevo un allievo alieno che alleno nascosto nel fieno
Fre’ niente meno che me dal futuro, l’incarico (yeah)
È tornato per avvisarmi di far sul serio
O vedremo una scena di rapper con le pezze al culo
Messe nel tubo di scarico (con tutto il rispetto)
Chiamo il mio album Mowgli non per Marra o PNL
Ma perché sono cresciuto tra bestie e belve
Senza un parente ed il suo parere
Tu contro di me non ti mettere (non farlo)
Sento il tuo socio che blatera, scanna ed accelera
Ma siete cenere con una maschera
Fre’ è così falsa che prendi e si sgretola.
Mowgli nel game stop, fuori fa freddo
Infamano i miei, come ti sei permesso?
A palla nell’auto su quella burnout way
È palla canestro (seh)
Se il mio fra’ ammette di smettere prende la bamba e la lancia nel cesso
Tutta Genova ha liane, filigrana a cerbottana
Uno dell’arma ha un arma e allarma
La giungla la sa lunga sul chi accusare
Homie non fot*i con Tedua
Nell’aria lo si sentiva
Fre’ sui social se ne parlava
Mentre in piazza già si sapeva.
* Ciro di Marzio è un personaggio della serie televisiva Gomorra.
** Goyard: casa di moda di Parigi specializzata nella pelletteria.
*** “nogra” sta a dire “Grano”, perché slang milanese si tende a porre l’ultima sillaba all’inizio della parola