Dormi che c’è il terremoto è un nuovo brano de Lo Stato Sociale tratto da Garrincha Mixtape 04 – Diversamente felici, pubblicato lo scorso 18 marzo ed ascoltabile integralmente da qui.
Vedi anche i precedenti mixtape di Garrincha. Il nuovo capitolo è composto da otto tracce, nello specifico:
1. Lo Stato Sociale – Dormi che c’è il terremoto 03:59
2. L’orso – Festa di merda (Keaton remix) 05:11
3. Magellano – Santa domenica (radio edit) 03:34
4. Sig. Solo & the Superstars – L’inventore dell’inverno (inedito) 06:28
5. Matteo Costa – Un bel dì vedremo (Puccini cover) 02:28
6. La rappresentante di lista – Baci per Gina (inedito) 02:40
7. L’officina della camomilla – Duplicatore d’immagini (versione 2015) 03:45
8. Brace – Domani (demo originale) 03:45
Cliccando sull’immagine potete ascoltare l’inedito su Youtube mentre a seguire trovate le parole che lo compongono.
Testo Dormi che c’è il terremoto – Lo stato sociale
Dormi, che c’è il terremoto testo
dormi che ci dondoliamo
un sogno ci ha preso la mano
la terra se l’è presa a gioco
dormi che sparano in strada
palazzi se ne vanno a fuoco
e scappano lontano i cani
ma tu stenditi tra le mia mai
dormi che hai tante parole, nascoste in mezzo ai capelli
ascolta le scale danzare
lo senti, è il rumore del mare
dormi che crollano i muri
gli anarchici oggi sanno volare
domani sarai architetto, ma fini a mattina resta ballerina
dormi che ti voglio bene
e sono la tua balla di neve
il freddo che non fa tremare
il caldo, che non fa scottare
dormi che con gli esattori
il tempo è sempre quello più distratto
lui vuole che noi ci svegliamo
ma io so che è solo un ricatto
dormi che cos’è l’amore
io ho un fiore incastrato tra i denti
e tu ridi quando vorrei dirti
come sei bella ma ora non mi senti
dormi che la libertà
mi ruberà quello che mi hai dato
ma ricorderò di essere stato felice
soltanto sognando di averti sognato
Come nasce la canzone Dormi che c’è il terremoto?
Ce lo spiega spiega proprio il cantante Lodo Guenzi: “19 maggio 2012. Suoniamo ad Alessandria. Mi ubriaco e vengo rapito da una bionda. A Bologna c’è il terremoto. Chiamano da casa, stanno tutti bene. La bionda invece si perde all’orizzonte dei rampicanti di tale via Milazzo. Studia a Genova. Ci scriviamo. Ci vediamo. Una sera da Roma non capisco niente e la chiamo indefessamente, una cosa come venti volte. Non aveva dietro al telefono ma al ritorno lo vede e si spaventa. Un paio di giorni dopo mi sveglio per il terremoto. Anche lei lo ha sentito, a Genova. Ci siamo svegliati insieme. D’improvviso mi dispiace davvero che il terremoto le abbia rovinato il sonno. Scrivo una canzone al volo e gliela mando. Perché dorma, per scusarmi. Ecco, questa storia è finita in niente e mi ha lasciato poco, a parte la certezza di una cosa a cui non avevo mai pensato. Non volevo fare canzoni nella mia vita. Poi ho fatto tante caz*ate, e ho scoperto che le canzoni sono semplicemente il mio modo di chiedere scusa. Tutto qui”.
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