Rilasciato il 18 settembre 2020, Harakiri è il primo singolo estratto da Cinema Samuele, nono album in studio del cantautore emiliano Samuele Bersani, atteso il 2 ottobre 2020, a sette anni di distanza dall’ultima fatica discografica Nuvola numero nove.
Ascolta e leggi il testo di questa interessante canzone, scritta dall’interprete e prodotta con la collaborazione di Pietro Cantarelli, primo tassello di questa nuova era discografica composta da dieci tracce inedite.
Harakiri è un racconto cinematografico pieno di realismo e dirompente poesia dove, nel totale black out del mondo, anche il disagio più buio può trasformarsi in rinascita, lasciando un finale di canzone aperto all’immaginazione dell’ascoltatore.
Ad accompagnare questa release, un cortometraggio diretto da Giacomo Triglia, su soggetto scritto da Pacifico e interpretato da Jozef Gjura nel ruolo del protagonista.
Testo Harakiri di Samuele Bersani
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Stava facendosi harakiri
chiuso in un cinema porno francese
ma dopo i primi tentativi
“non è il momento” disse, poi si arrese
agli sviluppi della trama
alla profondità dei dialoghi
Per arrivare all’astronave
Quella scatola tutta lamiere
Che non smetteva di tremare
E si appoggiava appena su due pietre
Aveva attraversato i campi
E si era aperto il mignolo di un piede
Canzoni d’amore altamente nocive
Per un cuore già troppo pulsante
Sapendo che in giro non c’era un dottore
Non stava mai lì ad ascoltarle
Davanti a uno specchio di carta argentata
Pensò: “guarda che fisico”
Potrei dire di aver fatto lo stuntman
Si addormentò spontaneamente
Con il sonnifero lasciato in tasca
Con il sorriso deficiente
Di un’imbucata al centro della festa
Sognò di avere un’aragosta
Ancora viva dentro ad una busta
Si era svegliato col cappotto addosso
Con una tanica di acqua di fosso
Da far bollire sul fornello
Tenuto in bilico con un ombrello
Che non poteva più aprirsi
Ma gli era utile per questo e quello
Persino a far finta di avere un fucile
Col quale difendersi quando
Provavano a superare il confine
Sparava bestemmie di marmo
Davanti ai ragazzi seduti sui cofani che lo provocavano
Tirò giù anche l’ultimo santo
Poi dopo una serie giorni infelici
Venne fuori vestito di bianco
Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout
Per fargli un regalo anche il cielo di colpo si aprì a serramanico
Come se spalancasse un sipario