Dopo le non poche stra-note polemiche al Festival di Sanremo, il cantautore capitolino Ultimo torna con un singolo in dialetto romano, un bel pezzo estratto dal Colpa delle favole, la cui uscita è fissata al 5 febbraio 2019 via Honiro. Nel terzo album in studio, saranno presenti un totale di 13 inediti.
Disponibile dal 22 febbraio, nel nuovo brano nel quale Niccolò Moriconi, aka Ultimo, si cimenta anche al pianoforte, l’artista classe 1996 canta anche lo “sporco successo, che è amico sul palco e t’ammazza nel resto” e tale celebrità, lo fa quasi sentire in colpa.
Dopo il sanremese “I tuoi particolari”, già certificato Oro, il giovane cantautore propone ai sempre più numerosi supporters questa significativa canzone scritta di suo pugno, nella quale com’è sua consuetudine, canta anche per gli ultimi, per chi non ha avuto proprio cose belle dalla vita, ma in Fateme Cantà, il 23enne parla anche di se stesso, cantando di sentirsi come le persone normali. Che dire? A parer mio il brano è molto bello e tutta questa sincera modestia e semplicità, non può che accrescere il successo di questo talentuoso artista, che è stato vincitore del Festival di Sanremo 2018 nella categoria “Nuove Proposte” con il brano “Il ballo delle incertezze” e che quest’anno ha ottenuto il secondo discutibile posto alla kermesse, solo per “colpa” della giuria.
Che giornata, che giornata
Sto distrutto eh!
Sto distrutto
Cameriè… portame er vino.
Fateme cantà
Che ‘n c’ho voglia de sta co’ ‘sta gente
Che me parla
Ma nun dice niente
Eheheh
Fateme cantà
Che me sento anche un po’ innervosito
Da ‘sta gente che me chiede ‘na foto
Io vorrei parlaje de loro
Ohohoh
Fateme cantà
Sto a impazzì appresso a troppe esigenze
C’ho bisogno all’appello
De dì che so assente.
Eh eeeee! Fateme cantà!
Pe’ l’amici che ho lasciato ar parcheggio
Io che quasi me ce sento ‘n colpa
Pe’ ave’ avuto ‘sto sporco successo
Che è amico sul palco e t’ammazza nel resto
Ohohoh.
Fateme cantà
Nun so’ bono a inventamme i discorsi
Sbaglio i modi, i toni e anche i tempi
Parlo piano, manco me sentiresti
Eheheh!
Fateme cantà
Che a ‘ste cene co’ questi in cravatta
Parlo a gesti, nun so’ la loro lingua.
Eheheh! Fateme cantà!
Pe’ quer tizio che nun c’ha più er nome
Sta pe’ strada e elemosina un core
Pe’ quer padre che se strigne l’occhi
Davanti a suo figlio pe’ proteggeje i sogni
Ohohoh! Fateme cantà!
Pe’ ‘sti gatti che aspettano svegli
Un motore pe’ stassene caldi
Pe’ i ricordi che me spezzano er sonno
E a letto me fanno girà come un matto, un matto, un matto!
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa
NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNaNaNa, NaNa.
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