Sapete perché la musicoterapia fa bene a noi stessi? Ecco spiegato le motivazioni.
La musica è uno dei mezzi che abbiamo a disposizioni per comunicare. Sin da subito nella nostra vita è presente in quanto uno dei primi sensi che si sviluppano è quello dell’udito.
Secondo alcuni studi, siamo in grado di percepire suoni sin dal grembo materno, per questo molte volte vengono utilizzati degli strumenti per rilassare il bambino ancora nel pancione o vengono affissi al lettino dei pupazzi musicali in modo che agevolino e migliorino il riposo del neonato.
Inoltre, la musica ha un vero effetto terapeutico sul nostro organismo. A volte ascoltare un certo tipo di canzoni che ci fa venire in mente momenti allegri o ci piace, rilascia alcune endorfine che si dà la carica giusta per affrontare al meglio la giornata, mentre ci sono altri tipi di suoni e di canzoni che ci possono dare una maggiore concentrazione sia sul lavoro che sullo studio.
Una ricerca fatta dall’Università del Queensland ha dimostrato che ascoltare musica estrema come l’hardcore, il punk o l’heavy metal in un momento di rabbia, fa rilassare e ci fa tornare ad essere più calmi.
Per questo negli hanno si è andata sempre più sviluppando la musicoterapia.
Secondo la definizione ufficiale:
La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. Essa mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e inter-personale e di conseguenza migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.
Pertanto bisogna cercare un bravo musico-terapeuta che sia professionale e riesca a far sviluppare quello che la musicoterapia cerca di fare.
Ossia mettere in connessione l’io e l’altro, dando vita ad una propria identità sonora che si definisce come ISO.
Ognuno di noi ha un ISO personale che è una sorta di biografia musicale, e nella musicoterapia lo specialista mette in gioco il suo ISO con quello del paziente al fine di avere una comunicazione come una sorta di gioco dinamico e aiutarlo a superare i suoi problemi.
Questa pratica è basata sull’ascolto e sul bisogno di ascolto, utile per migliorare la comunicazione con l’altro.
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