Aurora Morabito (Moska) e la canzone “13”: video e testo

frame del video della canzone 13

Leggi testo e guarda il video di 13, contagiosa canzone di Aurora Morabito, alias Moska, ex protagonista de Il collegio 5. Il filmato è stato girato a Nervi, Genova, e oltre una Aurora incappucciata, mostra anche un’altra ragazza.

La Morabito è di Savona ed è stata espulsa dalla trasmissione per aver mandato a quel paese il Preside. Ama il rap e le piacerebbe fare la rapper, così prima di entrare nel Collegio, con lo pseudonimo Moska, ne ha registrata una (in studio) ed ha deciso di chiamarla 13 e condividerla. A quanto sembra, in precedenza aveva registrato in garage un brano intitolato “Rispetto”.

Forse non tutti sapevano che la 17enne Aurora, ha inciso una canzone, condividendola su Youtube il 1° maggio 2019. Nella decisamente intima 13, sentiamo un’inedita versione da rapper di questa ragazza, ma sebbene, è inutile dire, questo pezzo non convince (non me ne voglia), gli argomenti trattati sono veramente molto forti e tutt’altro che allegri, ed i commenti sotto al video diretto da Lordthelight, sono forse eccessivamente ingenerosi.

Spiegare il significato di questo brano, non è cosa semplice, quel che posso sinteticamente scrivere è che questa ragazza ha avuto un passato veramente molto difficile e che la canzone sembra una sorta di richiesta di aiuto, anche se a quanto pare, fortunatamente il periodo grigio sembra ormai alle spalle. Il titolo “Tredici”, indica quelli che per lei erano i giorni della settimana “tra farmaci e medici”, lasciando chiaramente intendere che per lei le settimane erano interminabili. La canzone parla di lei, del suo percorso, dei suoi grossi problemi e vuole trasmettere il messaggio che ogni cosa negativa si può superare se presa nel modo giusto. Il suo futuro sarà nel rap? Beh, io glielo auguro ma se è questo ciò che vuole, dovrà sicuramente fare ancora tantissima strada.

Moska, 13, Testo canzone Aurora Morabito

 

Oh oh oh-oh-oh
MK Moska

Vedevo ragazzi nei letti
a me già fai i processi
io non vedevo processi
ero legata, ero nei ghetti
con mostri maledetti ho tenuto gli occhi spenti
se li vedessi ti spaventi
erano i miei conviventi
la tigre è chiusa in gabbia
potrebbe fare male (male)
quindi son sempre lì a sedare, non puoi uscire, chiusa a chiave
l’hanno messi in manicomio il privè
il suo posto è regale, in fondo era un animale
voleva la luce, non il buio
è scappata da quel buco
voglio sorrisi veri, non falsi
cavalieri nei carceri ospedalieri
tu non sapevi chi eri
vive sotto sequestro, vuole che il tempo passi presto
ha le voci nella testa che dicon: “fai questo e quello”
da felino sottomessa, diventata una leonessa
tutto questo non ti accontenta
esci di casa e fai di fretta
vuoi i sorrisi falsi ma dentro sei fredda
in guerra con te stessa ma la tua vita è questa

vatti ad essere felice o depressa
questi mesi son serviti a capire a chi a te ci pensa
una tigre ferisce di tagli, cicatrici e tu prova a curarti
guerre in piene, prova ad amarti, tanti bagagli, zero rimpianti
qui si sveltola bandiera bianca
mostra dentro mentre il cuore arranca
cos’è che mi manca?

Ho chiuso il cielo in una stanza
se sono pazza è solo perché il mondo non mi basta

Fan*ulo il passato, per lei il tempo si è fermato
l’orologio è il carcere del tempo
per questo non l’ha più guardato
tra lancette tic e tac, quante ne hai passato, quante ne passerà?

Se ci pensi ancora non andrai avanti con la tua storia, questa è la tua ora
sei diversa da ciò che ti divora e specie il pulsante “ignora”
combatti ‘sta battaglia, fagliela pagare, si, come ti ha fatto del male
riprenditi la gloria, non fallire bella gioia
cosa vuoi che dica? E cosa vuoi che scriva?
Che se mi guardi fai tremar le mani e seccare la saliva
ma il chiamare errori le emozioni migliori
e i giorni della settimana sono sette
ma per me eran tredici tra farmaci e medici
quando accendo le sigarette con l’accendino e vedo la fiamma
avrei bruciato la loro faccia come loro l’han fatto con la mia anima
anima che con fatica ha ripreso la sua vita
adesso qui non prego, esco da ‘sto cimitero
torno a fare tutto quello che facevo
non giocare con la more, ci hai provato troppe volte
ho sparato alla porta, non rientrerai un’altra volta

Passava mesi d’inferno, scorreva l’estate e un altro inverno
tu mi eri dentro, svenivo, cadevo
mi risvegliavo sempre con la solita flebo
non posso esprimerti dal raccontarti un po’ di me
tranquillo, non piangere, nessuno da la colpa a te
slega il mondo dalla sofferenza e poi…
regalami un po’ di coerenza
tengo un cuore che non puoi toccare dentro di me
non sento più fame, cerco di guarire, mi ubriaco per dimenticare
conto ogni cicatrice e chilometri da cancellare
ma adesso ti ho ucciso, è un patetico sorriso
è finalmente normale, lo grido al mondo intero
ringraziando a chi mi ama e alzo gli occhi al cielo

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